Quando è necessario il consenso informato?

Diritto alla salute: se il medico o la clinica non fa firmare al paziente il consenso informato le cure sono illegittime e scatta il risarcimento del danno.

Quando è necessario il consenso informato? A torto, si ritiene che il tradizionale modulo che il medico – o, ancor più spesso, la sua segretaria – consegna frettolosamente al paziente e che gli chiede di firmare, sia una pura formalità, che vada espletata soprattutto nel caso di interventi chirurgici o trattamenti particolarmente invasivi. Non è così. Come avremo modo di vedere a breve, il ventaglio di ipotesi in cui è necessario far firmare il consenso informato è particolarmente ampio. Di tanto ci occuperemo qui di seguito.

Cos’è il consenso informato?

Il consenso informato consiste nell’accettazione, da parte del paziente, di iniziare o proseguire un determinato trattamento medico, sia che si tratti di una «terapia» o di un semplice «esame diagnostico».

L’obbligo di acquisire il consenso informato dal paziente diventa ancora più cruciale nel momento in cui – come nell’epoca attuale – si propongono ai pazienti trattamenti sanitari non ancora consolidati.

La legge che disciplina il consenso informato è la n. 219 del 2017.

Il paziente viene così messo al corrente, prima del trattamento stesso, della natura e dei possibili sviluppi del percorso terapeutico in modo che possa esprimere liberamente il proprio consenso. Si tratta di un obbligo che discende dalla nostra Costituzione, in forza del quale nessuno può essere sottoposto a un trattamento sanitario senza che lo voglia. Ecco perché il modulo per il consenso informato deve essere chiaro, semplice da comprendere ma non per questo generico o incompleto.

Quando è necessario il consenso informato?

In generale, il consenso informato è obbligatorio prima di qualsiasi: terapia; esame diagnostico. Come visto, quindi, la legge non si riferisce solo ai trattamenti più invasivi per le patologie particolarmente gravi. Difatti, nel concetto di «terapia» vi rientra anche la terapia farmacologia, la fisioterapia a seguito di un trauma osseo o muscolare, un trattamento estetico, un intervento chirurgico anche non particolarmente invasivo (come l’asportazione di un neo). Invece, per esami diagnostici si intendono anche la risonanza magnetica, una colonscopia, la gastroscopia, ecc.

Sono considerati trattamenti sanitari anche la nutrizione artificiale e l’idratazione artificiale, in quanto consistono nella somministrazione, su prescrizione medica, di nutrienti mediante dispositivi medici.